Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/56

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trattar con disprezzo, che scrivendo al Senato una lettera di lieto augurio per l’anno nuovo, non potè contenersi di accusar Sabino qual suo pericoloso nemico, e domandargliene in oscuri sensi vendetta. Un mezzo cenno fu più che bastante per indurre il Senato a dar ordine che quell’infelice accusato tratto fosse in prigione, ed ucciso inoltre nello stesso primo giorno dell’anno. Sabino alzò le grida, per quanto la turata bocca e le compresse fauci gliel permisero, sull’ingiustizia a cui veniva sottoposto; ma dove la sua voce e i suoi sguardi penetrarono, n’avvenne fuga e silenzio di morte . Le strade e le pubbliche piazze rimasero spopolate e deserte, e solo alcuni tornarono indietro, e fecersi veder di nuovo sul timore di aver dato colla loro fuga qualche indizio di spavento e sospetto. Non mai, dice Tacito, la città intera si trovò in una così generale angustia e terrore come dopo un tal fatto . Si temevano i colloqj e la compagnia dei più prossimi congiunti e dei più confidenti amici, si evitavano cognite ed incognite orecchie, ed esaminavansi attentamente pareti e soffitte, muti ed inanimati oggetti, prima d’intraprendere un discorso. Quei tempi, prosegue Tacito in un altro luogo, nulla di più pericoloso ed iniquo producevano quanto le segrete o pubbliche delazioni dei più cospicui membri del Senato. Tali traditori non facevano alcuna differenza fra conoscenti e stranieri, fra amici e nemici, fra ciò che era stato detto e fatto di recente o da molto tempo, a tavola, nei luo-