Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/59

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tevano. Si puniva qual delitto di lesa Maestà il percuotere i proprj schiavi, e il rivestirsi in vicinanza di una statua di Augusto; il portare in un luogo indecente l’immagine di questo stesso Imperatore scolpita in monete, o in anelli, e il profanare col più piccol biasimo la sua memoria1. Un soggetto rispettabile perir dovette in una lontana colonia per aver lasciato correre che decretati gli fossero certi onori nel giorno medesimo, in cui questi erano stati conferiti ad Augusto2; ed un ricco Greco, a cui per giustizia dir non potevasi che le sue ricchezze formavano il suo maggior delitto, fu accusato qual reo di lesa Maestà sotto pretesto che Teofane di Mitilene, uno de’ suoi Antenati, era stato confidente di Pompeo, ed aveva ottenuto dai Greci divini onori3. Un Poeta, ed un Istorico finalmente perdettero la vita per la ragione che il primo erasi fatto lecito di biasimare senza alcun riguardo Agamennone, e l’altro nominato avea Bruto e Cassio come gli ultimi dei Romani4.

  1. Svet. c. 58.
  2. Ib.
  3. Tac. Annal. VI. 18.
  4. Svet. c. 61. Tac. IV. 34. Merita di esser letta con attenzione presso Tacito la difesa di Cremuzio Cordo, il quale aveva nominati Bruto e Cassio come gli ultimi dei Romani, imperocché dessa fa conoscere in un modo istruttivo la diversa maniera di