Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/71

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numero della miserabil Plebe della Città, e i suoi dominanti vizj, vale a dire, la poltroneria, e il trasporto per gli spettacoli, ma procurò, per quanto fu in suo potere, di reprimergli al pari della corruttela dei Grandi. In conseguenza egli non diede mai alcun pubblico spettacolo, di rado intervenne a quelli, che dati furono dai membri de’ Magistrati, diminuì il salario dei Comici, e il numero delle coppie dei combattenti nei giuochi dei Gladiatori1, e pose un freno alla sfacciataggine, e alla licenza dei primi, come agli ammutinamenti della Plebe con leggi, e pene le più rigorose2. Tiberio peraltro potè così poco come Augusto ridonare al Popol Romano il suo nobile, e puro sangue, e le sue antiche virtù. La viltà della Plebe, e i vizj dei Grandi andarono piuttosto aumentandosi sotto ogni susseguente governo, e tanto l’una quanto

  1. Svet. c. 34, 47.
  2. Ibid. c. 37. Annal. I. 77, IV. 14. La rarità, con cui allora si dava in Roma qualsivoglia spettacolo, fu cagione che un Liberto non lungi da quella Città intraprese di darne uno assai gradito ai Romani di quei tempi, vale a dire un combattimento di Gladiatori, ed a tal oggetto egli costruì un immenso Anfiteatro di legno. Quest’Anfiteatro per altro non essendo abbastanza forte n’accadde che esso andò in rovina nel mentre che era pieno di spettatori; motivo, per cui 50000 persone vi perdettero la vita, o almeno ne rimasero mutilate, o malconcie. IV. 62.