Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/92

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lava or piano or forte all'orecchio, ed allorchè non ne riceveva alcuna risposta, incominciava ad altercar seco lui. In fine, onde avvicinarsi maggiormente al suo divin fratello, prolungar fece l’Imperial palazzo fino al Tempio di Giove. Quando balenava, e tuonava, egli pure col mezzo di una certa sua macchina faceva lo stesso quanto più poteva verso Giove, e scagliando dalla medesima alcune grosse pietre nell’aria pronunziava ad alta voce le seguenti parole di Omero ἤ μ´ ἀναείρ´ ἢ ἐγώ σε se tu uccidi me io uccido te1. Nella notte invitava la piena, e risplendente Luna a’ suoi abbracciamenti, e poscia assicurava che questa Dea era realmente a lui discesa dal Cielo. Egli credeva talmente che ciò fosse vero che chiese a Vitellio se mai veduta l’aveva tener seco lui discorso, ed accarezzarlo; su che quell’insigne maestro di adulazione gli rispose «A voi altri Dei è soltanto permesso di vedervi scambievolmente».

Siccome Caligola era fermamente persuaso della propria Divinità, così congetturava che le adulazioni dei Romani, e delle Provincie, che ergevangli Altari, e Templi, fossero altrettanti contrassegni di una sincera, e leal devozione. In conseguenza avendo egli fatto, o volendo far trasportare a Roma le più famose statue degli Dei Greci, troncar loro il capo, e sostituirvene altrettanti delle sue erasi pure fisso in menta.

  1. Dione Cass. L. 59, 58, pag. 934.