Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/109

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La stessa debolezza, ed ottusità di mente le quali nascer fecero nei Greci, e ne’ Romani il trasporto a straniere sette, e religioni li disposero altresì a credere di osservar da per tutto soprannaturali cause, ed effetti, a prestar fede a tutte le sorte di prognostici, e di vaticinj, e specialmente alla magia, ossia all’arte di tentare a forza di esorcismi, ed altri incantesimi di rendersi soggetti gli spiriti, e i numi, di richiamar dall’ombre le anime dei trapassati, di resuscitare i morti, di oscurare, e far discendere i corpi celesti, di comandare agli elementi, di prender, e depor varie forme, di convertire gli uomini in bestie, di rimovere, guarire, e produr malattie, di tormentare i nemici per mezzo di Demonj, di suscitar passioni indomabili, e in fine di sapere coll’ajuto di spiriti officiosi la sostanza, e l’avvenimento d’innumerevoli cose, e vicende.

Siccome fra gli stessi Grandi Romani degli ultimi tempi della repubblica eravi appena un sol individuo il quale fosse libero da tutte le catene della superstizione, e segnatamente da ogni timore dei pretesi prognostici, e vaticinj dell’avvenire, così sarebbe superfluo, ed inconcludente il voler provare che anche tutti i Romani Imperatori, niuno eccettuato, e con essi la massima parte de’ primarj soggetti prestavan fede a siffatte inezie, e inganni. Perciò è assai più importante di osservare, che mol-