Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/136

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malgrado però di questi suoi avvertimenti, e precetti, Cicerone stesso, ed altri Scrittori, che come conoscitori della propria lingua godevano con lui d’ugual fama fecero uso di termini non latini; dal che si rileva che in una preponderante corruttela della lingua del pari che in una generale, ed eccessiva scostumatezza è ugualmente difficile di preservarsi da ogni infezione.

Sotto il governo di Augusto fiorirono alcuni dei più insigni Storici, e cantarono i maggiori Poeti dei Romani; ma trattandosi di quest’ultimi non possono i medesimi esser paragonati ai migliori Poeti della Grecia, e degli illuminati moderni popoli se non se per rispetto alla bellezza della lor lin-

    et adhibenda tanquam obrussa, ratio, quae mutari non potest, nec utendum pravissima consuetudinis regula. Veggansi specialmente Cic. Epist. IX. 15.Quint. I. c. 5. Peregrina porro ex omnibus prope dixerim gentibus, ut homines, ut instituta etiam multa venerunt. Taceo de Tuscis, et Sabinis, et Praenestinis quoque: nam ut eorum sermone utentem Vectium Lucilius insectatur: quemadmodum Pollio deprehendit in Livio Patavinitatem. Licet omnia Italica pro Romanis habeam. Plurima Gallica ’ valuerunt, ut rheda ac Petoritum: quorum altero Cicero tamen, altero Horatius utitur. Quintiliano riferisce ancora molt’altre parole straniere, che al suo tempo avevano quasi ottenuto il diritto di cittadinanza.