Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/145

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dai frequenti contrapposti di giudizj da lui fatti sopra gli stessi individui, ed oggetti, dalle del pari frequenti contraddizioni di certi principj, ed insegnamenti, che solo gli erano importanti come materia di declamazione e non mai o di rado per lor medesimi, ovvero per istruire, correggere e tranquillizzare le altrui coscienze; dalla studiata esagerazione di stoiche sentenze già esagerate di lor natura; dall’esame di sottili dimande cui Egli stesso biasimava tante volte negli Stoici, ed anche in altri eruditi; e per ultimo dal desiderio, che ovunque ei manifesta di ottenere, cioè, per tutte le sorte di lavori di spirito, non l’applauso degli uomini saggi, e dabbene, ma quello delle persone più immeritevoli da lui disprezzate, e abborrite. Un certo carattere d’inverosimiglianza, o di superficialità, e di affettato entusiasmo, che in breve a ravvisar s’incomincia nell’Opere di Seneca indebolisce la loro impressione anche in quei passi medesimi ne’ quali esso era forse penetrato della sublimità di certi precetti, e dell’alto pregio della virtù.

    tantìs clamoribus exsurdato. Ep. 94. pars philosophiae, praeceptiva, contemplativa, activa. Ep. 95. Istos satageos, et sibi molestos describain tibi. Ep. 98. Accipite Socratem perpessicium senem — Ep. 104. Multum dare solemus praesumtioni omnium hominum. Ep. .117.