Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/149

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maggior impudenza davanti alle cattedre dei Giudici, senza che alcun Uomo di merito gli avesse prima resi noti, o presentati al Popolo, ed arrischiavansi di ciarlare al fianco de’ principali membri di magistrato1 dopo di essersi presa minor pena di pensar a ciò che dovevan dire di quello che al modo con cui volevano far comparsa, ed all’amabilità, e dolcezza della lor voce. Costoro facevansi quindi ivi vedere arricciati e forbiti colla maggior eleganza, coperti di molli, e preziosi abiti, e adorni de’ più stupendi anelli, ed invece di esprimersi con una voce, e con un gesto virile, e adattato ai pensieri, ed agli affetti cui esporre, o risvegliar volevano, cantavano, e gestivano piuttosto come altrettanti comici, e castrati2. Comec-

  1. Plin II. 14. Ad hoc perpauci cum quibus juvet dicere. Caeteri audaces, atque etiam magna ex parte adolescentuli obscuri ad declamaudum huc transeunt, tam irreverenter, et temere. — Nunc refractis pudoris et reverentiae claustris omnia patent omnibus. Nec inducuntur, sed irrumpunt.
  2. De Orat. Dial. c. 26. Neque enim oratorius iste, imo hercule ne virilis quidem cultus est, quo plerique temporum nostrorum actores ita utuntur, ut lascivia verborum, et levitate sententiarum, et licentia compositionis, histrionales modos exprimant. Quodque vix auditu fas esse debeat, laudis, et gloriae, et ingenii