Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/156

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Quintiliano, vale a dire Plinio il giovine, ed il suo più vecchio amico, Tacito, si allontanarono entrambi in egual distanza dalle regole del buon gusto, e dai modelli degli antichi, quantunque l’uno e l’altro cadessero in errori del tutto opposti. Plinio adottò uno stile fiorito, e ricco di parole, e Tacito al contrario quello che n’è oltremodo scarso, e conciso, già da Cicerone rimproverato agli Asiatici oratori1. L’elogio di Plinio a Trajano contiene in mezzo all’astute adulazioni, che quell’oratore profuse al suo Monarca molte salutari verità per i Principi, e stupende descrizioni della violenza, e delle rapine da Domiziano esercitate sopra i suoi Sudditi. Nel tempo stesso però si può sostenere che quest’elogio è quasi una continua concatenazione di antitesi, le quali per quanto siano belle separatamente, tuttavolta il loro eccessivo numero in un’età, che ne fosse meno ricca, o bramosa di quella di Plinio annojano, e stancano qualsivoglia

    molti altri, III. 6. Veggasi inoltre il cap. 3. del lib. VIII. At ille fecit hoc etiam favorabile, conjungendo cum judicibus dignitatem suam. XI. 1.

  1. Plinio descrive il suo proprio gusto nei seguenti passi. Lib. I. Ep. 2. 20. II. 5. VII. 12. IX. 26. Plinio, e Tacito si mandavano scambievolmente i loro scritti per la correzione. VII. 17. 20. VIII. 7.