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Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/29

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mentare, e divertire la Plebe di Roma con una così paterna sollecitudine, e con una sì forte persuasione di acquistarsi con tal mezzo un merito immortale a pro del Romano Impero, come Aureliano. Vopisco ci ha di costai conservate due lettere1, le quali appartengono ai più notabili monumenti di quei tempi, e dipingono tanto il detto principe che il sue Popolo assai meglio che le diffuse descrizioni della sua vita. La prima di tali lettere è diretta al supremo Ispettore dei pubblici granaj, e della distribuzione del pane, e di altri generi necessarj alla vita. Tra tutti i meriti, dic’egli in questa lettera, che io coll’assistenza degli Dei ho potuto acquistarmi a vantaggio dell’Impero Romano, niuno viene da me riputato più grande, e lodevole2 di quello per cui sono stato in grado di accrescere di un’oncia il peso dei pani, che si distribuiscono al Romano popolo; ed affinchè questo benefizio sia durevole ho raccolto nuove barche da trasporto sul Nilo come sul Tevere, ho ripulito il letto di quest’ultimo, ed ornate di fabbriche le di lui sponde. Procura dunque, o mio caro Arabiano, che questi miei provvedimenti non riescano inutili, mentre nulla havvi di più lieto del

  1. In Aurel. c. 47. in Firmo c. 5.
  2. Nihil mihi est magnificentius.