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Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/38

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volta si trovavano questi congiunti ad eguali vantaggi1. Roma era del continuo ripiena di ladri, d’assassini, di sediziosi, d’incendiarj, e di avvelenatori, e d’uccisori dei proprj Padri e de’ propri figli. Per quante numerose fossero le prigioni tuttavolta divennero esse troppo anguste per contenere l’immensa moltitudine dei malfattori; e le fucine di Roma, dice Giovenale, erano più occupate nel fare catene che istrumenti di agricoltura2. Sotto Domiziano, e Commodo s’introdussero in Roma, e in Italia, e, come assicura Dione Cassio, in tutti i paesi ancora appartenenti ai Romani, certi assassini i quali per una piccola ricompensa ferivano in tal

  1. Honestatis oblivio invasit: nihil turpe est, cujus placet pretium. ib.
  2. Iuven. III. 305. et seq. v.

    Interdum et ferro subitus grassator agit rem,
    Armato quoties tutae custode teneutur
    Et Pomptina palus, et Gallumaria pinus.
    Sic inde huc omnes tanquam ad vivaria currnnt.
    Qua fornace graves, qua non incude catenae?
    Maximus in vinclis ferri modus, ut timeas, ne
    Vomer deficiat, ne marrae, et sarcula desint.
    Felices proavorum atavos, felicia dicas
    Saecula, quae quondam sub regibus, atque tribunis
    Viderunt uno contentam carcere Romam

    Veggasi parimente juven. Satir. XIII. 144. et seq.