Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/57

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tutti i più sublimi, ed umani sentimenti, e col favorire, o produrre per ultimo innaturali, e sregolati desideri, e appetiti, ma squarciano eziandio per così dire ogni nervo dello spirito, e rendono quindi l’uomo di già, sconvolto nel centro dell’esser suo così nemico, e incapace di forti, ed assidue occupazioni di mente come di qualunque fatica, ed esercizio del corpo, e d’illustri azioni, ed imprese. La storia dei Greci, e dei Romani dimostra pure in un modo incontrastabile che la moderazione, la castità, la modestia, il trasporto per le tranquille, e le domestiche contentezze, l’attività, l’amor della patria, e della libertà, il valore, la stima di se medesimo, e il sentimento del proprio grado, e decoro non sono più incompatibili con l’eccessiva crapula, voluttà, mollezza, sfacciataggine, pompa, vanità, profusione, avarizia, schiavitù, bassezza, e viltà, di quello che lo sieno i veri lumi, o la fervida, e felice coltura delle bell’arti, e dell’utili scienze; che le istesse cause le quali annullano le famiglie, le provincie, e i grandi Imperi, e distruggono l’agricoltura, il commercio, l’industria, la diciplina militare, la religione, e le leggi rovinano altresì le arti, le scienze, e la lingua; e che per conseguenza quest’ultime sostener non si possono lungamente oltre, o sopra alla rovina, e agli avanzi delle prime.