Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/60

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e scritti1. Ad onta delle opere insigni fatte eseguire, e perfezionare da Augusto, da Agrippa, e da altri non si formò in alcuna arte un solo maestro, che emular potesse i grandi ingegni dei passati secoli. La lingua, l’eloquenza, la filosofia, la politica, e la tattica militare decaddero immantinente; e lo stesso Orazio, e Virgilio, ai quali ognuno di buon grado accorda una eccellente verseggiatura, ed una felice, e giusta imitazione, ma niuno un’animo veramente creatore, e sublime, ed oltre a questi Livio più elegante scrittore che perfetto istorico furono piuttosto avanzi, ed effetti dei migliori tempi, che emanazioni proprie del governo di Augusto.

Verso quell’epoca per altro in cui le belle arti decadevano sempre più nella Grecia, ed in cui la lingua, e le scienze incominciavano a degenerare anche in Roma si rese comune in questa città, ed in Italia la greca favella nella guisa stessa che la lingua, le cognizioni, e le opere dei Romani si dilatarono maggiormente nelle Provincie conqui-

  1. Veggasi Tac. Dialog. de Orat, atque Hist. I. 1. Postquam bellatum apud Actium, atque omnem potestatem ad unum conferri pacis interfuit, magna illa ingenia cessere.