Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/68

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di grandi artefici, e che in nessun modo paragonar potevansi ai famosi pittori degli antichi secoli, i quali s’occupavano solo per la gloria, e per l’abbellimento d’intere città, e venivano per conseguenza considerati come una particolare proprietà di qualsivoglia Stato, e paese.1

Quasi nella stessa guisa di Plinio lagnavasi Petronio rapporto alla decadenza delle bell’arti, e specialmente della pittura. Se noi incominciamo, dice uno de’ suoi interlocutori,2 ad investigare perchè siano perite le belle arti, e perchè segnatamente la pittura lasciata non abbia neppure una traccia della sua esistenza3; il danaro, mi si risponderebbe, ha prodotto questo fatal cangiamento. Una volta i più valenti artisti procuravano con ardente zelo ed instancabile diligenza di formare de’ capi d’opera ad oggetto di

  1. 35. 10. Sed nulla gloria artificum est, nisi eorum, qui tabulas pingere: eoque venerabilior apparet antiquitas . . . Wulia in Appellis tectoriis pictura erat. Nondum libebat parietes totos pingere. Omnis eorum ars urbibus excubabat, pictorque res communis terrarum erat.
  2. p. m. 146. 147.
  3. p. m. 146. 147. coepi . . . causa desidiæ praesentis excutere, cur pulcherrimæ artes periissent, inter quas pictura ne minimum quidem sui vestigium reliquisset.