Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/91

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Tali persecuzioni, che Nerone, e i suoi favoriti esercitavano contro gli amici della virtù, e della sapienza sparsero un così general terrore che Plinio il vecchio negli ultimi anni dello stesso Imperatore non ebbe il coraggio di scrivere se non che sopra questioni grammaticali mentre le più libere, e sublimi ricerche unite andavano col pericolo della morte1.

Sotto Vespasiano vi fu Elvidio Prisco, il quale pel suo intempestivo orgoglio, e per la sua ostinata opposizione si meritò certamente se non la morte almeno l’esiglio a cui dapprima condannato venne da quel Monarca2. Domiziano peraltro non solo volle che giustiziati fossero il giovine Elvidio, Giunio Rustico, e Senecione pel motivo che essi nei loro elogj di Trasea e d’Elvidio Prisco dato avevano a costoro il nome di sacri, e di venerabili3; ma

    munere oratoris recessit. Nani quis philosophorum aut in judiciìs frequens, aut clarus in concionibus fuit? Quis denique in ipsa, quam maxime plerique praecipiunt reipublicae administrstione versatus est? Instit. Orat. XII. c. 2.

  1. Plin. Epist. III. 5. Dubii sermonis octo scripsit sub Nerone novissimis annis cum omne studiorum genus paulo liberius, et erectius periculosum servitus fecisset.
  2. Suet. in Vesp. c 15.
  3. Suet. in Domit. c. 10. Tac. Vit. Agr. c. 2. et 3. et Plin. Ep. III. 11.