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autenticità e di precisione, è anche incomparabilmente più ricca di quelle che ci furono trasmesse dagli antichi geografi, non escluso lo stesso Tolomeo1.




Capitolo II.


Colonizzazione dell’Islanda — Scoperta della Groenlandia — Navigazioni dei Normanni ad occidente della Groenlandia — Scoperta dei paesi orientali dell’America del Nord — Viaggi di Other — Viaggi di Vulfstano — Alfredo il Grande — Cronacisti tedeschi dei secoli XI e XII.


9. Colonizzazione dell’Islanda. Mentre l’Europa settentrionale, dilaniata e sconvolta da sterili ed insensate guerre, distruggeva le sue più antiche tradizioni, queste erano raccolte e conservate con religiosa cura in un paese situato verso la estremità del mondo abitabile, in quell’isola formata di lave e di ghiacci, di neve e di solfo, di crateri e di ghiacciai, che detta dal norvegese Naddod (anno 861) Snaeland, cioè Terra di neve, mantiene ancora in oggi il nome di Islanda (Iceland, cioè Terra del ghiaccio), che le veniva dato pochi anni più tardi dal pilota Floki Rafna.

I Norvegesi non furono però i primi scopritori dell’Islanda. Prescindendo dal marsigliese Pitea, la cui isola di Thule è da alcuni autori identificata con quell’isola dell’Atlantico boreale2, sappiamo dal trattato De mensura orbis terrae, composto nell’anno 825 dal monaco irlandese Dicuil, e dal commento fattone dal Letronne3, che le Färoer, popolate già da 100 anni da monaci provenienti dalla Scotia (Scotorum Insula, chè così chiamossi l’Irlanda sino ai tempi del Re Malcolm II),


  1. Vivien de Saint-Martin, Le Nord de l’Afrique dans l’antiquité greque et romaine, pag. 224 e segg.
  2. V. Parte prima, pag. 30.
  3. Recherches géographiques et critiques sur le livre De Mensura orbis terrae, pag. 129-146.