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112 Storia della Letteratura Italiana.


riflession del Bruckero16 , concorse a rendere i Romani per lungo tempo nemici di ogni sorta di studj. Temevano que’ gravissimi Magistrati, che, se i giovani presi fossero un giorno dall’amor delle lettere, questo non venisse a raffreddare dapprima, e poscia ad estinguere interamente quel guerriero vigore, che fin allora aveano conservato, e a render loro increscevole quella stentata e faticosa vita, che aveano fin allora condotta. Per tutte queste ragioni non furono gli antichi Romani punto solleciti di tutto ciò, che a lettere ed a scienze appartiene. Alcuni ben rozzi versi, e senza alcuna armonia usati talvolta nelle solenni pompe e ne’ sagrifizj, certe rusticane e buffonesche poesie recitate sopra i Teatri, gli Annali scritti da’ Pontefici, in cui i più memorabili avvenimenti della Repubblica accennavano col più digiuno e più secco stile che mai si potesse; ecco tutti i monumenti, che del sapere degli antichi Romani ci sono rimasti, come confessa lo stesso Abate le Moine17. La Tragedia, la Commedia, il poema, la Storia, la Rettorica, la Filosofia, anzi la Gramatica stessa eran nomi sconosciuti tra loro, e in tutte le Storie Romane noi non troviamo menzione di un solo ne’ primi secoli, che in alta stima salisse pel suo sapere. Egli è vero, che troviamo scuole in Roma fin dal principio del quarto secolo; perciocché Dionigi Alicarnasseo18 racconta, che Appio Claudio, mentre era Decemviro, cioè circa l’an. 303 avvenutosi a vedere una fanciulla figliuola di L. Virginio, mentre se ne stava in iscuola leggendo, dum in ludo literario legeret, se ne invaghì; e anzi aggiugne: tunc autem puerorum ludi literarii erant circa forum. Il che pure in somigliante maniera si narra da Livio19 . Ma assicurandoci Svetonio, che la Gramatica cominciò assai più tardi ad essere coltivata in Roma, pare evidente, che queste non fossero scuole che de’ primi elementi, a cui perciò le fanciulle ancora intervenissero, e vi apprendessero a leggere e a scrivere. VI. Il solo studio delle leggi ebbe a quel tempo alcuni coltivatori: poiché avendo Roma le sue leggi, necessariamente essere vi doveva, chi facessene attento studio per interpretarle al bisogno.