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122 | Storia della Letteratura Italiana. |
vio morì essendo Consoli P. Sempronio
Tuditano e M. Cornelio Cetego, cioè secondo i Fasti Capitolini l’anno 549. Ma Varrone vita ancora più lunga concede a Nevio. Tutto ciò abbiamo da Cicerone. Cetego, dic’egli23 , fu Console insieme con P. Sempronio Tuditano nella seconda guerra Cartaginese. Nel Consolato di questi, come si ha
nelle antiche memorie, morì Nevio, benché Varrone diligentissimo ricercatore delle antichità a più lungo tempo ancora ne stende la vita.
VII. Fu dunque Nevio pressoché allo stesso tempo di Livio; ma più tardi di lui, cioè sei anni dopo, salì sul teatro, mosso probabilmente dall’esempio di Livio, e dal plauso, che a lui vedeva farsi dal popolo. Undici, parte Tragedie, parte Commedie, da lui composte annovera il Fabricio24 , e molte altre ancora se ne veggon citate negl’Indici nella sua Biblioteca inseriti. Ma fatali riuscirono al Poeta le sue stesse Commedie. Piacevasi egli all’usanza de’ Greci di mordere, e dileggiar co’ suoi versi or l’uno or l’altro de’ più possenti Cittadini di Roma. Ne abbiamo un saggio in un suo verso presso il Vossio25, in cui insultando Metello, che al Consolato in età assai giovanile era salito, dice, che per fatale sventura di Roma facevansi Consoli i Metelli: Fato Romæ fiunt Metelli Consules. Risposegli Metello con altro verso dallo stesso Vossio riferito:
Dabunt malum Metelli Nævio Poetæ. Ciò dovette accadere l’anno 547 di Roma, in cui appunto fu Console Q. Cecilio Metello. Ma questi non fu pago di aver renduto verso a verso, e secondato probabilmente da altri irritati essi pure dal satirico motteggiar di Nevio, fece per mezzo de’ Triumviri arrestare, e incarcerare l’infelice Poeta. Questi veggendo l’amaro frutto, che dal suo satireggiare gli era venuto, due altre Commedie compose in prigione, in cui ritrattò in qualche maniera le ingiurie, che contro di alcuni avea prima scagliate; e quindi tratto di carcere riebbe la libertà. Tutto ciò vien narrato da Gellio: Di Nevio ancor sappiamo, dice egli26 , che due Commedie compose in carcere, l’Ariolo, e il Leonte, essendo egli stato
(1) De Ci. Orat. n. 15. (3) De Hiftor. Lat. 1. I. e IL
(2) Bibi. Lat. 1. IV. cap. I. (4) L. III. cap. III.