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156 | Storia della Letteratura Italiana. |
lissi 47 48 (il che però da altrirecasi in dubbio), Plinio afferma, che Ipparco fu il primo, che intorno alle Ecclissi accertatamente e diligentemente scrivesse. Ma non è perciò, che gran lode non debbasi a Gallo, di aver egli innanzi ad ogni altro, che a noi sia noto, coltivato sì fatti studj in Roma, e in un tempo, in cui questa scienza era comunemente ignota, come chiaramente raccogliesi e dallo stupore, che recò a’ Romani tal predizione, per cui divina fu da essi creduta la scienza di Gallo, e dallo spavento, che la veduta Ecclissi destò nei Macedoni.
XV. Egli è però vero, che trattone questo illustre Astronomo, di cui ora abbiam parlato, appena troverassi altri tra’ Romani, che a tali studj in questi tempi si rivolgesse. Cicerone istesso confessa, che la Filosofia fino a’ suoi giorni era stata negletta in Roma, né con libri Latini non era stata punto illustrata; e recandone un particolar esempio, presso i Greci, egli dice49 , fu la Geometria in altissimo pregio; perciò tra essi erano i Matematici sopra tutti gli altri famosi; noi al contrario di questa scienza altro non abbiam preso che il vantaggio di misurare e di computare. Un solo ho io trovato, di cui si narri, aver lui le Quistioni Fisiche ancora latinamente esposte. Questi è un certo C. Amafanio, da altri detto Amafinio. Non sappiamo, a qual tempo precisamente vivesse, ma da ciò che Cicerone ne dice, sembra ch’ei fosse un de’ più antichi, ma non de’ migliori Filosofi, poiché egli ne parla con poca lode: Didicisti enim, dice50 , non posse nos Amafanii aut Rabirii similes esse, qui nulla arte adhibita de rebus ante oculos positis vulgari sermone disputant, nihil definiunt, nihil partiuntur, nihil apta interrogatione concludunt, nullam denique artem esse nec dicendi nec disserendi putant. E poco dopo più chiaramente afferma, che anche il sistema Fisico di Epicuro, di cui era Amafanio seguace, fu da lui spiegato: Jam vero Physica, si Epicurum, idest si Democritum probarem, possem scribere ita plane ut Amafanius. Quid est enim magnum, cum causas rerum efficientium sustuleris, de corpusculorum (ita enim appellat atomos) concursione fortuita loqui? Avea dunque Amafanio
(1) V., Mem. de. T Acai. des, Iflfcr.. (3) Tufc. qusfb 1. I.. n*. 3. 175^― P― 7°― <«, (4^ Acad. Quseft. iib. I. tu 2* (2*1 Loc. cit* Digitized by Google