Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/272

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ancor nota, ne abbiano qui un saggio, che basterà certamente a farne intendere il pregio a que’ che sanno, quanto sia malagevole il ben traslatare d’una in altra lingua gli ottimi Autori. Imperò non vogliate di me pensare, che nella causa di M. Aquilio, nella quale io non veniva a narrare le avventure degli antichi Eroi, né i favolosi lor travaglj rappresentar col mio dire, né a sostenere un personaggio da scena, ma a parlar in mia propria persona, io potessi far quel ch’ho fatto, per assicurare a quel Cittadino lo star nella Patria, senza sperimentare una viva passion di dolore. Imperocché al vedermi d’avanti un uomo, ch’io mi ricordava essere stato Console, un Generale d’eserciti, a cui avea il Senato conceduto l’onor di Salire al Campidoglio in forma poco dissimile dal trionfo, al vederlo, dico, abbattuto, costernato, afflitto, in rischio di perdere ogni cosa, non prima incominciai a parlare per muover gli altri a compassione, ch’io era tutto intenerito. M’accorsi allora veramente della straordinaria commozione de’ Giudici, quando quell’afflitto e di gramaglia vestito vecchio levai da terra, e quell’altre cose feci da te, o Crasso, lodate, di stracciargli la camicia sul petto, e mostrarne le cicatrici; il che non fu effetto di arte, della quale non saprei che mi dire, ma sì d’una gagliarda commozion d’animo addolorato. E nel mirar C. Mario ivi sedente, che colle sue lagrime più compassionevol facea il lutto della mia orazione, allorché a lui mi volgea con ispesse apostrofi, raccomandandogli il suo collega, ed implorando il suo ajuto per difender la causa comune di tutti i Capitani; questi tratti patetici e l’invocar ch’io feci tutti gli Iddii, e gli uomini, cittadini, e alleati, non potean non essere da un mio gravissimo dolore e dalle mie lagrime accompagnati: e per quanto avess’io saputo dire, se detto l’avessi senza esserne passionato, non che a compassione, avrebbe il mio parlare mossi a riso gli uditori.

V. Ma questo grande Oratore ebbe una sorte troppo diversa da quella, ch’ei meritava. Ne abbiamo il racconto in Plutarco17. Mario, uno di quegli Eroi, ne’ quali è malagevole a diffinire, se le virtù o i vizj fosser maggiori, nella crudel proscrizione da lui ordinata avea compreso ancora l’Oratore Marco Antonio. Que