Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/273

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sti per sottrarsi alla morte ritirossi presso di un povero ma onesto plebeo, il quale fu lieto assai di poter salvare un sì grand’uomo; e tosto mandò per un suo servo al vicin bettoliere a provvedervi il miglior vino che ci avesse. La non usata premura, che ad eseguire i comandi del suo padrone mostrava il servo, risvegliò nel bettoliere curiosità di risaperne il motivo, e gliene chiese. L’incauto servo gli confidò il segreto. Il perfido corre tosto a Mario, e gli scuopre, ove stiasi nascosto Antonio. Non si può leggere senza sdegno ed orrore il giubilo, che mostrò a tal nuova il crudel vecchio. Dié un grido d’allegrezza, batté palma a palma per plauso, e voleva egli stesso correr sul punto ad ucciderlo. Ma trattenutone a stento dagli amici mandovvi Annio Tribun militare con alcuni soldati. Giunto alla casa, ove stavasi Antonio, il Tribuno v’introdusse i soldati, perché l’uccidessero. Antonio vedutigli entrar nella stanza, e scoperto il loro disegno, senza punto turbarsi, prese a ragionare con essi in sì dolce ed eloquente maniera, ch’essi piangendo per tenerezza non si ardivano ad ucciderlo. Di che sospettando il Tribuno salito egli stesso nella stanza di Antonio, e sgridati della lor viltà i soldati, troncogli il capo. Questo recato a Mario fu da lui esposto su que’ rostri medesimi, da cui tante volte aveva egli difesa la salvezza e la vita de’ Cittadini, come osserva Cicerone18, il quale, mentre così scriveva, non avrebbe pensato, che somigliante fine dovesse un giorno incontrare egli stesso per opera del Nipote di quel medesimo Antonio, la cui funesta sorte egli allor compiangea.

VI. Lascio da parte molti altri Oratori, de’ quali fa menzione Cicerone nel più volte citato libro, e i quali si distinguevan nel foro prima ch’ei cominciasse ad oscurare la loro gloria. Tra essi però non deesi tacere di C. Licinio Calvo, perché egli ardì di contrastargli per più anni il primato sull’Eloquenza. Cicerone ne parla non brevemente, e dissimulando la gara, che già era tra loro, ne forma il carattere in modo, che ben si conosce, che questi due Oratori doveano esser rivali. Perciocché egli dice19, che Calvo aveva una sua maniera di ragionare