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Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/274

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elegante sì ed esatta, ma ricercata di troppo, e come diremmo noi, affettata; il che avveniva, perché ei voleva esser creduto Oratore Attico, e imitatore dell’eloquenza de’ Greci. Così egli riprende Calvo, il quale a vicenda, come tra poco vedremo, riprendeva Cicerone, e accusavalo di stil prolisso, e perciò languido e snervato. Convien dire, che non ostante il suo Atticismo fosse Calvo eloquente e robusto Oratore, perché di lui si racconta, che mentre giovinetto di circa vent’anni accusava Vatinio, questi fu atterrito per modo dalla facondia di Calvo, che interrompendolo, e rivolgendosi a’ giudici, e che dunque? esclamò, perché costui è eloquente, dovrò io essere condannato? Ma egli, che era anche eccellente, benché satirico e mordace, Poeta, finì di vivere in età di soli trent’anni. Di lui parla più a lungo il Funccio, che ne ha raccolte dagli antichi Scrittori le più minute notizie20. Il rivale però, che più a lungo contrastò a Tullio il primato dell’eloquenza, ma che insieme gli fu amico, fu Quinto 142 Ortensio, di cui di fatto egli parla con più gran lode. Era egli di otto anni soli maggiore di Cicerone21; e di età assai giovane, cioè di soli 20 anni, cominciò a dar saggio della sua eloquenza nel foro innanzi a’ Consoli L. Crasso da noi mentovato di sopra e Q. Scevola 22. Erano questi uomini; che meglio e più sicuramente di ogn’altro potevano giudicare del valore e dell’eloquenza di alcuno; e appena udirono Ortensio, che di grandi lodi lo onorarono, e ne concepirono non ordinarie speranze. Quindi con ragione affermò Tullio23, che l’ingegno di Ortensio appena fu veduto e scoperto, a guisa appunto di una statua di Fidia fu ammirato e lodato. E di vero, prosiegue il medesimo Cicerone, avea egli tutte le doti, che a formare un valente Oratore sono richieste: memoria sì grande, che qualunque cosa avesse egli tra sé medesimo pensata e meditata spiegavala senza scriverne sillaba con quelle stesse parole, con cui l’avea pensata; e quindi di quanto avesse egli o meditato o scritto, di quanto si fosse detto dagli avversarj, ricordavasi esattamente: impegno e ardor così grande nello studio, quanto dice Cicerone