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Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/318

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attribuite già per errore ad Emilio Probo, e quelle di Catone l’Uticense e di Attico; le quali come nella purezza ed eleganza dello stile non cedono alle opere di altro Scrittore, così in ciò che è forza e vivacità sono inferiori alle Storie di Sallustio e di Cesare. Più altri libri Storici avea egli composti, e quel compendio singolarmente di Storia Universale, che tanto da Catullo vien commendato con que’ versi: Cum ausus es unus Italorum Omne ævum tribus explicare chartis Doctis, Jupiter! & laboriosis47 . Di questa e di altre opere da lui scritte, ma che non ci son pervenute, veggansi il Vossio48, il Fabricio49, e il Marchese Maffei50 .

IX. Questi furono i principali Storici, che fiorirono a’ tempi di Cesare, e di Cicerone. Il

Regno d’Augusto non ne fu meno fecondo; ma di tutti, trattane solo una parte di quelle di Livio, sono infelicemente perite le Storie. Rammenterem brevemente alcuni de’ principali Scrittori, come di sopra si è fatto; e poscia più lungamente ci tratterremo intorno a Livio. E in primo luogo quell’Asinio Pollione, di cui già più volte abbiam favellato, uomo dotto, ma di altri dotti del suo tempo biasimator fastidioso, più libri di Storie aveva scritti, che da varj antichi autori vengon citati, le testimonianze de’ quali sono state dal Vossio diligentemente raccolte51. Seneca il Retore ci ha conservato un passo di questo Storico, in cui fa l’elogio di Cicerone, benché gli fosse implacabil nemico; ed egli ci assicura, che passo più eloquente di questo non v’era nelle Storie di Pollione, in tal maniera che sembra, soggiugne egli, che abbia voluto non già lodar Cicerone, ma con lui gareggiare. Veggiamo dunque qual sia questo,