Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/106

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L’Intelletto dice alla Volontà:

A te si appartien sol deliberare
Di far quel che ti è mostro fedelmente;
L’ufizio tuo è sempremai d’amare
Ed unirti con Dio perfettamente.


E la Volontà risponde:

Nella tua spera io m’ho sempre a guardare,
Benchè la mostri un po’ con pura mente;
Quand’io sarò nella gloria beata,
Ciascuna cosa mi fia dichiarata.


L’anima confortata alza la preghiera a Dio, e l’Angelo custode aggiunge:

Dàgli, Signore, un’ardente fiammella,
Che la difenda dal Drago feroce:
Tu sai che l’è nel corpo incarcerata,
E non può a te senza te esser grata.


Cioè a dire non bastano le tre potenzie naturali, Memoria, Intelligenzia, Volontà, perchè l’anima piaccia al Signore; ci vuole anche la sua grazia, l’ardente fiammella che dee cacciare il Drago, il demonio. E Dio manda ad assisterla le virtù teologiche, Fede vestita di colore celeste, con una croce nella mano destra e nella sinistra un calice e suvvi la patena. Speranza vestita di verde, con gli occhi fissi al cielo e le mani giunte, Carità vestita di rosso, con un parvolino per mano. Intanto il demonio chiama l’Eresia, la Disperazione, la Sensualità e tutte le sue forze capitanate dall’Odio. Le tre Virtù intorniano l’anima. La Fede dice dell’esser suo, e S. Giovanni Crisostomo celebra la sua potenza. Ma l’Infedeltà con acri parole la rampogna;

Ei vien da levità chi crede presto.
Tu ne sei ita quasi che per terra,
E puossi dir che la fede è mancata;