Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/20

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Provveditore, gabelliere, giudice,
Notaio, pagator degli stipendii,
Che li costumi umani lascia, e prendeli
O di lupo o di volpe o di alcun nibbio?

Capisco, dice Cinzio. La poca esperienza che hai del mondo ti fa parlare così. Ma non credi tu dunque che e’ possa scongiurare gli spiriti? E Temolo risponde:

Di questi spirti, a dir il ver, pochissimo
Nè meno crederei; ma li grandi uomini,
E principi e prelati che vi credono,
Fanno col loro esempio, ch’io, vilissimo
Fante, vi credo ancora.

Questo tratto è stupendo d’ironia; è il popolano ignorante che col suo naturale buon senso si prende spasso de’ grandi uomini. Bella situazione drammatica è dove Nibbio, viste le reti tese a Cinzio, a Massimo, e a Camillo, il più ricco, domanda al Negromante:

Delle tre starne che in piè avete, ditemi,
Qual mangerete?
Astrologo
 Vedraimi ir beccandole
Ad una ad una, ed attaccarmi in ultimo
Alla più grassa e tutta divorarmela.
Nibbio
Eccovene una, e la miglior: mettetevi,
Se avete fame, a piacer vostro a tavola.
Astrologo
Chi è? Camillo?
Nibbio
 Sì.
Astrologo
 Sì ben; mangiarmelo
Voglio che l’ossa non credo ci restino.

E questo Nibbio, quando vede scoperte le magagne dell’astrologo, egli, suo servo, confidente e mezzano, gli dà il calcio dell’asino, e lo ruba e lo pianta lì. Sono bei tratti perduti in un mondo convenzionale e superfi-