Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/265

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menti e la cosa sacra. Quelli sono vasi e strumenti, questi principali artefici ed efficienti; quelli hanno più dignità, perchè hanno la divinità; questi sono essi più degni, e sono divini. L’asinità è la condizione della fede; chi crede, non ha bisogno di sapere; e l’asinità conduce alla vita eterna. Sforzatevi, sforzatevi dunque ad essere asini, o voi che siete uomini! grida Bruno con umore; così, divoti e pazienti, sarete contubernali alle angeliche squadre. E voi che siete già asini, procedete di bene in meglio, affinchè perveniate a quella dignità che non per scienza ed opere, ma per fede s’acquista. Se tali sarete, vi troverete scritti nel libro della vita, impetrerete la grazia in questa militante, ed otterrete la gloria in quella trionfante ecclessia, nella quale vive e regna Dio per tutt’i secoli dei secoli.» Questa tirata umoristica finisce con un molto pio sonetto in lode degli asini, il cui concetto è che «il gran Signor li vuol far trionfanti». Nè solo è l’asino trionfante, ma l’ozio, perchè l’eterna felicità si acquista per fede, non per scienza, e non per opere. Anche dell’ozio hai un panegirico ironico, e per saggio diamo il seguente sillogismo: Li Dei son Dei, perchè son felicissimi; li felici son felici, perchè sono senza sollecitudine e fatica; fatica e sollecitudine non han coloro che non si muovono e alterano; questi son massime quei che han seco l’ozio; dunque gli Dei son Dei, perchè han seco l’ozio». Sillogismo pieno di senso nella sua frivola apparenza. Momo, il censore divino, ne resta intrigato, e dice che per aver studiato logica in Aristotile non aveva imparato di rispondere agli argomenti in quarta figura. L’ozio fa naturalmente l’elogio dell’età dell’oro, la sua età, il suo regno, e cita i bei versi del Tasso:

    Legge aurea e felice,
Che natura scolpì: s’ei piace, ei lice.