Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/277

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ra, attirò l’attenzione per il suo ardore nelle dispute, per l’agilità e la presenza dello spirito, per la franchezza delle opinioni, o per l’immenso sapere. E gl’invidiosi dicevano: come sa di lettere costui, che mai non le imparò? E recavano a magia, a cabala, a scienza occulta ciò che era frutto di studii solitarii. Le opinioni telesiane poco attecchivano in Napoli, onde il buon Telesio avea dovuto andar via per le molte inimicizie. Anche il Porta ci stava a disagio, e dovea con le commedie far perdonare alla sua filosofia. Naturalmente, si strinse un legame tra Campanella e l’autore della magia naturale e della fisonomia. Disputavano, leggevano, conferivano i loro lavori. Frutto di questa dimestichezza fu il libro De sensu rerum, a cui successe l’altro: De investigatione. Ivi si stabilisce per qual via si giunga a ragionare col solo senso e colle cose che si conoscono pe’ sensi: ciò che è il metodo sperimentale, base della filosofia naturale. Ci si vede l’influenza di Telesio, di Porta e di tutta la scuola riformatrice.

Porta potè esser tollerato a Napoli, perchè era non solo gentiluomo e assai riverito, ma uomo di spirito, e amabilissimo. Ma Campanella non sapea vivere, come dicevano i suoi emuli. Era tutto di un pezzo, e alla naturale, veemente, rozzo, audace di pensiero e di parola. E venne in uggia a moltissimi, e anche ai suoi frati, che non gli potevano perdonare l’odio contro Aristotile. Come Bruno, lasciò il Convento, e indi a non molto Napoli, e con in capo già una nuova metafisica tutta abbozzata fu a Roma, poi a Firenze, dove il destino faceva incontrare i due grandi ingegni di quel tempo, Campanella e Galilei.

Michelangiolo moriva, e tre giorni prima, il 15 febbraio del 1564, nasceva in Pisa Galileo Galilei. Tutto gli rise nel principio, levato maraviglioso grido di sè per le sue invenzioni della misura del tempo per mezzo