Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/309

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natura dell’uomo; e che perciò, quando ci è alcuna legittima ragione, può il popolo mutare la sua forma di governo, come fecero i romani. Ecco già spuntare la sovranità del popolo, e il dritto dell’insurrezione. Mariana vuole la monarchia, ma a patto che ubbidisca al consiglio de’ migliori cittadini raccolti in Senato. Era spagnuolo, e scriveva sotto Filippo III, che tenea Campanella nelle prigioni di Napoli. Non ammette il dritto ereditario, nato dalla troppa possanza de’ Re e dalla servilità de’ popoli, e causa di tanti mali, non ci essendo niente più mostruoso che commettere le sorti di un popolo a fanciulli ancora in culla e al capriccio di una donna. Re che offende i dritti de’ popoli e disprezza la religione è come una bestia feroce, e ciascuno gli può mettere le mani addosso. I dritti di successione non possono esser mutati che col consenso del popolo; perchè dal popolo viene il dritto della signoria. Il Re ha il suo potere dal popolo; perciò non è signore dello Stato o de’ singoli individui, ma un primo magistrato, pagato da’ cittadini. Il Re non può da solo porre le tasse, fare leggi, scegliersi il successore; perchè le son cose che interessano non solo il Re, ma anche il popolo. Il Re è sottoposto alle leggi, e quando le viola, il popolo ha il dritto di deporlo e punirlo con la morte. Queste erano le risposte che davano a’ principi i Gesuiti. Ma erano armi a doppio taglio. Perchè si potea loro rispondere che se il dritto di signoria è non ne’ singoli individui, ma nella universalità de’ cittadini, quel dritto nelle faccende ecclesiastiche è non nel Papa, ma nella Chiesa o universalità dei fedeli, e per essa nel Concilio, che può perciò deporre e anche punire il Papa. Che cosa diveniva allora il loro Papa, il Vicario di Dio? Essi erano repubblicani dirimpetto allo Stato, ed assolutisti dirimpetto alla Chiesa. E, per dire la verità, si mostravano repubblicani per me-