Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/330

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una logica per il moto delle idee, ci è anche una logica per il moto dei fatti, una storia ideale eterna, sulla quale corrono le storie di tutte le nazioni.

Ecco ribenedetta tradizione, autorità e fede; ecco filologia, storia, poesia, mitologia tutta l’erudizione rientrata in grembo della scienza. La storia è fatta dall’uomo, come le matematiche, e perciò è scienza non meno di quelle. È il pensiero che fa quello che pensa, è la metafisica della mente umana, la sua costanza, il suo processo di formazione secondo le leggi fisse del pensiero umano. Perciò la sua base non è nella coscienza individuale, ma nella coscienza del genere umano, nella ragione universale. I nuovi filosofi vogliono rifare il mondo co’ loro princìpi assoluti, co’ loro dritti universali. Ma non sono i filosofi che fanno la storia, e il mondo non si rifà con le astrazioni. Per rifare la società non basta condannarla; bisogna studiarla e comprenderla. E questo fa la Scienza nuova.

A Vico non basta porre le basi; mette mano alla costruzione. Se la storia ha la sua costanza scientifica, se è fatta dal pensiero, com’è fatta? qual’è il suo processo di formazione? Che la storia sia una scienza, non era cosa nuova nella filosofia italiana. Alla storia formata dall’arbitrio divino e dal caso Machiavelli avea già contrapposta la forza delle cose, lo spirito della storia eterno e immutabile. L’intelletto universale di Bruno, la ragione che governa il mondo di Campanella rientrano nella stessa idea. Platone con le sue idee divine porgeva già il filo a Vico. L’importante era di eseguire il problema, il cui dato era già posto, era il trovar le leggi di questo spirito, della storia, era il probare per causas, il generare la storia come l’uomo genera le matematiche, il fare la storia della storia, ciò che era fare una scienza nuova. Di questa storia ideale egli ritrova le guise dentro le modificazioni della nostra