Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/349

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chia era molto semplice, e non ci erano che vescovi, preti, e diaconi, e i preti non erano soggetti a’ vescovi, ma erano il loro senato, i loro consiglieri, e alla cima non ci era nessuno che comandasse, comandava il Sinodo, l’assemblea de’ Vescovi. La legge era la Sacra Scrittura; i provvedimenti presi nei sinodi erano semplici regolamenti per l’amministrazione delle chiese, e non ci era la ragion canonica, la quale, col lungo correr degli anni, emula della ragion civile maneggiata da’ romani pontefici, ardì non pur pareggiare, ma interamente sottomettersi le leggi civili. La Chiesa non avea alcuna giurisdizione; la sua giustizia era chiamata notio, judicium audientia non jurisdictio; ed era censura di costumi, e arbitrato volontario. Clero e popolo eleggevano i vescovi, e anche nell’elezioni de’ preti e dei diaconi clero e popolo vi avevano lor parte. La Chiesa vivea di offerte volontarie, non avea stabili, e non decime. Ciò che soverchiava, si dava a’ poveri. Tale era la chiesa primitiva; ma assai mostruosa e con più strane forme sarà mirata nell’età meno a noi lontane, quando, non bastandole d’avere in tante guise trasformato lo stato civile e temporale de’ principi, tentò anche di sottoporre interamente l’imperio al sacerdozio. I monaci erano pochi, solitarii, e religiosi, ma la corruzione venne subito, e non senza stupore scorgevasi, come in queste nostre provincie abbiano potuto germogliar tanti e sì varii ordini, fondandovi numerosi e magnifici monasteri, che ormai occupano la maggior parte della repubblica e de’ nostri averi, formando un corpo tanto considerabile, che ha potuto mutar lo stato civile e temporale di questo nostro reame. Come non avea la chiesa giustizia contenziosa nè giurisdizione, così non avea foro, nè territorio; perchè ciò non dipende dalle chiavi, nè è di diritto divino, ma di diritto umano e positivo, proceduto

 De Sanctis ― Lett. Ital. Vol. II 22