Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/377

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l’imbarazzo di Adriano, o quando Adriano giura di non vedere più Emirena, e gli si annunzia: viene Emirena. Tutto questo, che in fondo è comico, non è sviluppato comicamente, nè c’è l’intenzione comica; perciò non c’è stonatura; è la società contemporanea nel suo spirito, nella sua volgarità e mezzanità, vestita di apparenze eroiche. Se Metastasio avesse il senso dell’eroico, e lo rappresentasse seriamente e profondamente, la mescolanza sarebbe insopportabile, anzi mescolanza non ci sarebbe; ma concepisce l’eroico, come era concepito e sentito in quella volgarità contemporanea. Il poeta è in perfetta buona fede; non sente ciò che di basso e di triviale è sotto quell’apparato eroico, uno di spirito e di carattere col suo pubblico. Ben ne ha una coscienza confusa, e non è proprio contento, e tenta talora alcun che di più elevato, come nel Regolo e nel Gioas, senza riuscirvi: si scopre l’antico Adamo. E fu ventura, perchè così non ci diè costruzioni artificiose e imitazioni aliene dalla sua natura, ma riuscì artista originale e geniale, l’artista indimenticabile di quella società.

Questa vita così assurda nella sua profondità ha tutta l’illusione del vero nella sua superficie. Approfondire i sentimenti, sviluppare i caratteri, graduare le situazioni sarebbe una falsificazione. La superficialità è la sua condizione di esistenza. È una vita, di cui vedi le punte e ignori tutto il processo di formazione, una specie di vita a vapore, che nella rapida corsa divora spazii infiniti e non ti mostra che i punti di arrivo. Sbucciano sentimenti e situazioni così di un tratto, e spesso ti trovi di un balzo da un estremo all’altro. Sei in un continuo flutto d’impressioni variatissime, di poca durata e consistenza, libate appena, con sentimenti vivacissimi, penetranti gli uni negli altri, come onde tempestose. Scusano questa superficialità con la musica, quasi che la musica potesse o compiere, o sviluppare, o approfondire i senti-