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menti; ma la musica metastasiana non era se non il prolungamento e l’eco del sentimento, il semplice trillo della poesia, il suo accompagnamento, perchè quella poesia è già in sè musica e canto. Una vita così superficiale non può essere che esteriore. È vita per lo più descritta, come già si vede nel Guarini e nel Marino. I personaggi nella maggior violenza de’ loro sentimenti si descrivono, si analizzano, com’è proprio di una società adulta, in cui la riflessione e la critica ti segue nel momento stesso dell’azione. Ti trovi nel più acuto della concitazione, e quando alla fine ti aspetti quasi un delirio, ti sopraggiunge un’analisi, una sentenza, un paragone, una descrizione psicologica. Licida snuda il brando; vuole uccidere il suo offensore; poi lo volge in sè, e si arresta, e fa la sua analisi:
Rabbia, vendetta,
Tenerezza, amicizia,
Pentimento, pietà, vergogna, amore
Mi trafiggono a gara. Ah chi mai vide
Anima lacerata
Da tanti affetti e sì contrarii! Io stesso
Non so come si possa
Minacciando tremare, arder gelando,
Piangere in mezzo alle ire,
Bramar la morte e non saper morire.
Il drammatico va a riuscire in un sonetto petrarchesco. Aristea così si descrive a Megacle:
Caro, son tua così,
Che per virtù di amor
I moti del tuo cor
Risento anch’io.
Mi dolgo al tuo dolor,
Gioisco al tuo gioir,
Ed ogni tuo desir
Diventa il mio.