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rale cipresso, simbolo della morte.» Fu questo l’unico fatto che alterò la pompa religiosa, questa la sola dissonanza ch’ebbesi a notare.

Lo intromettersi dei giovani universitari in cose sì rispettabili e dignitose non piacque agli uomini assennati, i quali, già di mal occhio vedevano che non solo nella nostra città, ma in molte altre eziandio, e in Italia e fuori, le università eransi convertite in fucine di politici rivolgimenti.1

Terminata la cerimonia religiosa nella chiesa di santa Maria del Popolo, restituissi il Santo Padre nel palazzo del Quirinale.

Non mancò la popolazione ansante e festosa di accorrere colà, e quand’anche ve l’avesse spinta la semplice curiosità di vedere se vi era dimostrazione, la cosa era già £atta, perchè il solo vedere molte migliaia di persone ivi raccolte, porgeva una grata speranza che fosse per rispondere il pontefice ai desideri comuni colla usata sua benedizione.

Piena dunque essendo la piazza del Quirinale si mostrò il pontefice e benedisse al suo popolo, che per verità, quando trattavasi di chiedere l’apostolica benedizione, era il vero popolo romano. Ed appunto per questo, e perchè la fiducia del pontefice nel buon popolo di Roma non era scemata, ritenevasi che la cosa fosse ancora si bene avviata, da poter fare assegnamento sulla benevola condiscendenza del pontefice.

La sera vi fu luminaria delle più sorprendenti che siansi mai viste. Vi era stata per verità anche la sera precedente, ma non così ridondante di lumi.

Il Corso intero presentava l’aspetto di due immensi torrenti, uno dei quali che sulla destra recavasi alla piazza, del Popolo, l’altro che a sinistra ne ritornava. Era la popolazione che senza urtarsi percorreva lietamente il Corso.

  1. Vedi la Pallade, in fog. del Gerardi, del 9 settembre 1846. pag. 95.