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della rivoluzione di roma | 147 |
gloriose del pontefice, e tale quasi da fargli demeritare tutti gli atti di ossequio che il mondo venivagli tributando.
Sono questi episodi storici meritevoli di essere ricordati e pure dagli altri cronisti venner lasciati sotto silenzio. Ma la storia deve dire il vero in tutta la sua pienezza, se si vuole che ammaestri, e chi sentì come noi il frastuono scandaloso di quelle voci, apprese a non dare peso a quelle manifestazioni che non dal retto sentire e dalla sana ragione emanavano, ma sibbene dallo arti subdole di partiti, e di sette.1 Ma su questo triste argomento abbiam detto forse più che non meritasse. Passiamo ad altro.
Recossi il pontefice la sera del 24, vigilia del santo Natale, nella patriarcale basilica di santa Maria Maggiore, per compirvi la cerimonia di uso, e pontificò il giorno seguente nella basilica di san Pietro in Vaticano. Inutile dire che il concorso di gente fu insolito in ambedue le chiese. La descrizione può leggersi nel Diario di Roma.2
La mattina del giorno 26 monsignor Grassellini siciliano, eletto dal Santo Padre a nuovo governatore di Roma, prese possesso di questo carico cospicuo.
La sera poi, come è uso, nella qualifica di presidente della deputazione dei pubblici spettacoli, recossi alla prima rappresentazione nel teatro Apollo, e trattò di lauti rinfreschi gli intervenuti al secondo e terzo ordine, come si soleva praticare dai suoi predecessori.
Furono immensi e replicati gli evviva e gli applausi alla sua comparsa in teatro, parte dei quali furono naturali e sinceri, perchè diretti ad onorare l’uomo probo, colto, e di svegliato ingegno, parte suscitati artificiosamente come significativi di biasimo pel governatore passato Marini. Si fece menzione di tale applauso nei primi numeri del Contemporaneo.3