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circostanze; la fazione ostile pareva per un momento se non estinta, ammutolita e depressa, e può dirsi, salvo qualche diceria fra il borgo e la città di Faenza, e qualche manifestazione ostile al cardinal Vannicelli in Bologna, lo spirito di quelle popolazioni parve migliorato di molto, e non piccolo argomento di soddisfazione fu ciò pel pontefice, e per la curia romana, non piccolo preludio di liete speranze per i generosi abitanti di Roma.

Ei fu per altro alle grida della fazione esagerata che si dovette il richiamo del Vannicelli, e dell’Ugolini, e del Della Genga, i quali non parvero essersi mostrati favorevolissimi all’atto di amnistia, o almeno per tali furono inesattamente rappresentati, mentre levossi al cielo monsignor Pecci vescovo di Gubbio, e il cardinale Cadolini arcivescovo di Ferrara, per la sua pastorale del 25 luglio, e il cardinal De Angelis arcivescovo di Fermo, per la sua notificazione del 16 settembre 1846.

Sommavan gli amnistiati, che in virtù dell’atto del perdono rientrare potevano nelle provincie, a sei o settecento circa come dall’elenco che esiste; 1 e se non tutti, la massima parte vi rientrarono.

Lo avere impedito la diffusione delle circolari della segreteria di stato in tutte le città, salvo Bologna, lo avere fatto quasi ammutolire le polizie, i consigli di prudenza, e di tolleranza che venivan da Roma, la mollezza in alcune autorità governative delle provincie, e la paura nelle altre, tutto contribuì a far si che i liberali risorti non avesser di che lagnarsi e potessero a loro belP agio darsi in braccio alla espansione della gioia, e gli esagerati adoprarsi in una più libera diffusione dei loro sentimenti; ma la conclusione si fu che, non essendo essi avversati nè apertamente nè ascosamente dalle autorità, non poteva esservi conflitto o malcontento là ove non appalesavasi resistenza veruna.

Questo lasciar fare pertanto sia in Roma sia nelle provincie, dette libero sfogo alla gioia, fosse pure in parte

  1. Vedilo nello Miscellanee, vol. XV, n. 10.