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su da Pietro Sterbini il giornaletto clandestino intitolato la Sentinella del Campidoglio, e che per farlo tacere, e distruggere ad un tempo l’esempio pernicioso di cosiffatte produzioni, si credette di ricorrere alla legge sulla stampa, la quale, vero o non vero l’asserto del Montanelli, venne promulgata il 15 marzo 1847.1 Esso la qualificò siccome la prima concessione di qualche momento dopo l’amnistia.

Detta legge, le cui disposizioni posson leggersi nel Diario di Roma, portava una censura preventiva, ed i censori designati furono:

Coppi abate Antonio.
Antici marchese Carlo.
Betti prof. cav. Salvatore.
Vannutelli avv. Giuseppe.

Era ammesso il ricorso in appello alla commissione riunita.

Letta appena la legge, il pubblico parve allietarsene, perchè dicevano: siam nel pendio. Meglio una gualcite cosa che nulla, meglio una strada, che se pure non ci permetterà di correre, c’impedirà di andare alla sbrigliata col pericolo di romperci il collo. Questa la impressione, questi furono i discorsi del primo giorno.

L’indomani però era tutto cambiato, perchè indettatisi gli esagerati, e formulato il motto d’ordine, non sentivansi che clamori e vociferazioni e disapprovazioni ad alta voce, e ciò nei caffè pubblici sopratutto. La legge era qualificata in somma poco meno che come una iniquità.

Strani giudizi per verità in allora facevansi, perchè strani erano i tempi in cui si viveva. Si era vissuto senza libertà legale e senza legge di stampa per secoli e secoli. Si apriva uno spiraglio di luce, ed in luogo di congratularsene, se ne diceva plagas.

Fu allora che per calmare la concitazione degli animi il partito dottrinario si fece avanti, e per mezzo de’ suoi

  1. Vedi il Diario di Roma del 20 marzo 1847.