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Il ritrovo fu secondo il solito nella piazza del Popolo. Le toreie di pece eran preparate per varie migliaia di persone, che non furono al certo meno di due o tre mila, quantunque da alcuni relatori se ne esagerasse il numero, portandolo a quattro o cinque mila, le quali accompagnate da musicali concerti recaronsi sul Quirinale già gremito di gente. Ciceruacchio faceva da vessillifero, ed in luogo di una bandiera portava un gran cartello, sorretto da un’asta di legno, ove a caratteri visibili era fedelmente trascritta la circolare del cardinale Gizzi. Dopo che il Santo Padre ebbe compartita all’affollato popolo la consueta benedizione, tanto i festeggianti ordinati, quanto i seguaci curiosi, direm meglio, tanto gli attori, quanto gli spettatori, nel massimo ordine dissiparonsi.

A noi sembra però che nel portare la circolare trascritta sul cartello vi fosse indiscretezza e impertinenza.

Indiscretezza perchè una circolare non era un editto al pubblico, come impropriamente vien chiamato dal Farini. Era una comunicazione del superiore governo ai suoi delegati, ma non diretta al pubblico il quale non ne venne in cognizione legalmente, per mezzo del Giornale Ufficiale, che il giorno 24; cosicché il cartello del Cicemacchio potè considerarsi come una di quelle incisioni a bulino che si diffondono prima di avervi apposto il nome dell’autore, e che chiamansi artisticamente avanti le lettere.

Indiscretezza pertanto si fu il pubblicare popolarmente un atto, prima di conoscerne legalmente l’annunzio sia per affissione al pubblico, sia per inserzione nella gazzetta.

Impertinenza poi perchè l’atto anzidetto, o strappato dagli uffici gelosi della segreteria di stato, o dato dagli stampatori, o avuto in altro qualunque modo, venne annunziato e comunicato al pubblico per il veicolo di Ciceruacchio, il quale fino allora era stato veicolo (come carrettiere) di legna, bestiame, e foraggi, ma non di editti, di circolari, e di leggi. Per tal modo si venne, con atto