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Furonvi fra i convitati, i principi Aldobrandini, Conti, e Corsini, il duca Don Marino Torlonia, Don Bartolomeo de’ principi Ruspoli e Ciceruacchio. Vi erano altresì Sterbini, d’Azeglio, Orioli e il poeta Giuseppe Benai, i quali recitaron tutti dei poetici componimenti, e quest’ultimo in dialetto romanesco. Parlarono di questo banchetto quasi tutti i giornali. nota

Esso banchetto precedette di un giorno quello che si die il 21 di aprile alle terme di Tito sul monte Esquilino. Narrammo al capitolo VII le particolarità di quello che si dette in modo imponentissimo la sera dell’ll novembre dello scorso anno nel teatro Alibert. Narreremo ora nel presente le particolarità di quello ch’ebbe luogo alle terme di Tito il giorno 21 di aprile 1847 per solennizzare il natale di Roma nell’anno 2601 dalla sua fondazione.

Il primo fu notturno ed a porte chiuse, fu questo diurno ed all’aria aperta.

Volendo noi allontanarci dal metodo tenuto dagli altri scrittori, che o per ignoranza o per paura o per ispirito di parte ti direbber come al solito, che il popolo romano il tal giorno fece la tal cosa, narreremo per disteso ciò che occorse relativamente a questo banchetto, incorniciando dalle sue prime origini.

Diremo per tanto che vago ed innamorato il poeta Sterbini, come più o meno lo siam tutti, delle patrie grandezze, escogitò dì solennizzare il natale di Roma; e siccome l’argomento portava a richiamare di necessità le storiche reminiscenze che riscaldar potessero le menti, divisò di farlo all’aria aperta, ed in tale situazione da poter distintamente vedere il Colosseo ed il Foro romano.

Vario però fu lo scopo che si propose instaurando la festa del natale di Roma. Fame prima di tutto una festa duratura anche per l’epoca avvenire: richiamare l’attenzione

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  1. Vedi l’Italico, anno I, n. 10. — Vedi il Roman Adoertiser, del 21 aprile. — Vedi la Rivista del 30 detto. — Vedi nel vol. II, Documenti sotto il n. 29 A. la poesia del Benai.