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222 | storia |
manifestazioni, parte lugubri parte festevoli, nelle quali l’elemento popolare fu in piena attività, e che tennero occupato il governo nel sorvegliarle. Poco quindi o nulla potè farsi in tanta distrazione per la cosa pubblica. E difatti non avrem che da registrare una circolare che in data del 12 maggio mise fuori la segreteria di stato sull’arresto dei debitori.1
Intanto produsse una grata sensazione in Roma un articolo che si leggeva nella Bilancia sulla probabilità dd ripristinamento delle relazioni fra Roma e Londra. L’articolo è del tenore seguente:
«Si legge nei giornali inglesi come in una delle ultime sessioni della camera dei comuni il signor Horsman, tornato di recente da questa capitale in Inghilterra, domandò a lord John Russell se aveva alcuna comunicazione a fare circa il ristabilimento delle relazioni diplomatiche del gabinetto inglese colla Santa Sede. Lord Russell rispose: che Pio IX avendo mostrato tanta liberalità di opinione, era desiderabile che queste relazioni si riavviassero, ma che un’antica legge inglese vi si opponeva. Aggiunse che essendo l’ora già tarda, bisognava differire ad altra sessione la proposta di un bill per l’abolizione di detta legge.»2
Ciò viene in comprova di quanto asserimmo nel capitolo XI sulle simpatie inglesi per riannodare le relazioni diplomatiche fra la corte di Roma e quella della Gran Brettagna.
In proseguimento della narrazione di ciò che accadde in quei tempi rammenteremo che il Santo Padre nelle ore pomeridiane del giorno 25 di aprile aveva assistito alle manovre dei vigili, eseguite con rara attività nel cortile di Belvedere.3