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cosa non lasciava non pertanto di essere compromettente pel pontificio governo il quale desiderar doveva di stare in armonìa con tutti. Il consiglio del Grassellini pertanto ebbe luogo effettivamente, ma fu tutto amichevole, con bel garbo, e come suol dirsi ad aures.

Pur non ostante se ne volle fare dello strepito, si misero in piazza i segreti del governo dagl’indiscreti amici del Dragonetti, e quindi si diffuse la cosa nei circoli e nei caffè, e divenne il tema favorito del giorno. Da qui sursero e grida e clamori e rampogne contro i ministri del governo, e quando di un’governo si deprimono i ministri, non sappiam concepire come possa essere forte e rispettato.

Ovunque facevansi caldi discorsi a favore del Dragonetti, n papa stesso, quantunque lo avesser poco meno che divinizzato a cagione delle sue altissime virtù, non andava esente dalle rampogne. Se dal pontefice partiva il consiglio di allontanamento al Dragonetti dicevasi essere male, se dai suoi ministri, ed esso li lasciava al potere, peggio. Ma si andò più oltre, e talmente grave comparve il delitto, che mentre sì facevano già i preparamenti per la festa straordinaria colla quale celebrar volevasi l’anniversario della esaltazione del pontefice Pio IX, si mise in bilancia e si discusse seriamente se si dovesse procedere innanzi o sospendere il tutto. Queste cose accadevano dal primo al dieci di giugno.

Non mancarono però i pacieri ad interporsi per una conciliazione, ed il giorno 11 di giugno un foglietto di genere clandestino pubblicamente circolava in questi termini:


«Cittadini romani!

» Un vostro fratello vi parla. Degnatevi di porgergli volenterosi ascolto. Fu mai sempre di pubblica notorietà e incontrovertibile sentenza che al popolo non mai venne dato di penetrare le ragioni per le quali i sovrani giudicano delle cose pubbliche o degli individui che le