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Nel Diario di Roma del 23 ottobre si pubblicò una censura assai forte e vibrata contro un articolo del Contemporaneo del 25 settembre, scritto da monsignor Gazòla, e intitolati): «Del partito così detto cattolico nel Belgio.» Essa censura diceva così:

«La Santità di Nostro Signore ha dovuto vedere con estrema amarezza dell’animo suo che nel diversi giornali, che pubblicansi in Roma e nello stato, non però officiali, e segnatamente nel n. 39 del Contemporaneo del 25 prossimo passato settembre, si osa talvolta inserire articoli, sebbene in qualche guisa larvati, i quali son diretti a contrassegnare persone anche estere di sani e religiosi principî, con note disdicevoli, e narrare fatti capaci di suscitare odiosità contro i cattolici, e lesivi della vera politica. Quantunque siffatti articoli nella moltiplicità e varietà di siffatti giornali si sottraggono alla mente affaticata dei censori, si dichiara espressamente che non essendo i medesimi l’eco del governo, nè della politica pontificia, e molto meno del capo supremo della Chiesa cattolica, la Santità Sua intende di disapprovarli altamente; e mentre va a richiamare su di ciò l’osservanza della legge, vuole che si ritengano soltanto come parto di particolari utopie che sfuggono alla vigilanza della censura.»

In seguito di ciò il Gazòla, per ordine governativo, venne allontanato da Roma, ed il censore professore Salvatore Betti, che aveva passato l’articolo, venne sospeso. Vogliamo però aggiungere le parole del Diario di Roma, colle quali si annunziava al pubblico la sospensione del Betti. Eccole:

«La Santità di Nostro Signore volle dare nel Diario di sabato 23 del corrente un esempio di manifesta disapprovazione per l’intollerabile abuso d’inserire talvolta nei giornali della capitale e dello stato articoli diretti ad offendere persone anche estere di sani religiosi principî, a suscitare odiosità contro i cattolici, non che lesivi