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un qualche cenno sui risultati dell’anno stesso, facemmo un quadro generico dello stato passato e presente dell’amministrazione della finanza.

E quantunque il ramo della finanza non sia quello pel quale si accordi una preminenza al governo clericale, pure provammo incontrastabilmente che prima della rivoluzione del 1831 le rendite sopperivano non solo alle spese, ma lasciavano annualmente un sopravanzo; cosicchè questi sopravanzi cumulati si elevarono alla cifra cospicua di circa cinque milioni di scudi. Dimostrammo inoltre che tutti i guasti provennero dai prestiti che la necessità costrinse di contrarre dal 1831 in poi; provammo altresì che tanto i medesimi quanto i gravami che ne furon la conseguenza emanarono tutti dalla rivoluzione che provocolli; e siccome una porzione di ciò che figurava annualmente nei preventivi come spesa ora restituzione di capitali improntati, così concludemmo lo stato finanziario del governo pontificio non esser poi tanto rovinato come da certuni si crede e da altri si fa mostra di credere. Che anzi, ove non fossero occorsi i casi che costrinsero a contrarre i prestiti, avremmo potuto avere e sopravanzo di rendita e alleggerimento di tasse.

Ma mentre ripetiamo queste osservazioni, dobbiam convenire che gli avvenimenti occorsi dal 1846 in poi, avendo introdotto uno stato di cose anormale e ritraente le apparenze di un universale scompaginamento, allontanar dovevano l’attuazione delle speranze di miglioramento e procurarci invece un disesto maggiore dello stato finanziario.

Dicemmo del bilancio decennale dal 1835 al 1844 fatto compilare da monsignore Antonelli. Ora diremo che prodotto in luce nell’anno 1847, presentò un deficit di scudi 10,801,241, 46 6/100, che poi rettificato si ridusse a scudi 9,969,642, 68 e 6/100, equivalenti ad un milione di scudi all’anno.

Quanto alla gestione dell’anno 1847 diremo che mentre nel 1846 il preventivo fu migliorato nei suoi risultati