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lo amava. Celebrò la prima messa nel giorno di Pasqua dell’anno 1819, ed era assiduo ed esemplare nel frequentar l’oratorio del collegio romano, retto allora da’ preti, in assenza dei Gesuiti ai quali non fu che nell’anno 1825 che venne restituito l’insegnamento da papa Leone XII. Non è a pretermettersi che il sacerdote Mastai per le sue buone qualità godeva pure la stima e la benevolenza del cardinale Annibale Della Genga, e di monsignore (poi cardinale) Chiarissimo Falconieri. Venne in seguito nominato presidente dell’ospizio detto di Tata Giovanni, che sostenne lodevolmente sotto ogni rapporto, lasciando di sè in tutti quei che l’avvicinarono una grata e piacevole rimembranza.

Insorte alcune quistioni fra la Santa Sede ed il clero del Chili, fu proposto, con bella lettera del cardinale Caprano, riportata dal Grandoni1 a compagno di monsignore Muzi nel viaggio del Chilì. Recatovisi, predicò con zelo apostolico, e con esito felicissimo la parola di Dio. Ritornato quindi in Roma, ottenne il canonicato di santa Maria in Via-lata.

Leone XII volendolo rimunerare per la sua commendevole condotta, gli affidò la presidenza dell’ospizio apostolico di san Michele a ripa, nel sostener la quale con senno ed avvedutezza, si procacciò grandissima lode.

Neil’anno 1827 poi lo stesso pontefice gli conferi l’arcivescovato di Spoleto, d’onde, il 17 dicembre 1832, venne traslato nella sede vescovile d’Imola. In entrambe queste città si conciliò la stima, il rispetto e l’amore le’ suoi diocesani.

In Spoleto, come raccontossi, distrusse per ispirito di carità quella nota di cospiratori contro il papato di cui parlano alcune memorie storiche.

Finalmente nel concistoro del 23 dicembre 1839 venne innalzato da papa Gregorio XVI alla dignità cardinalizia, e pubblicato in quello del 14 dicembre 1840.


  1. Vedi Grandoni, Op. cit. alla pag. 5.