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3.° Che a Roma inoltre interessar non poteva se non che per riguardo della carità cristiana, imperocchè Roma, che è quello che è pel papato, non poteva esultare per la semplice ragione che si andavano a liberare coloro i quali avevan figurato fra i suoi più pronunziati avversatori;

4.° Che avevasi per converso un grande interesse dai rivoluzionari di festeggiare strepitosamente l’atto di amnistia, per dare un colpo decisivo al cessato sistema gregoriano, e incominciare ungerà novella con altri uomini, altri impulsi, altri principî.

5.° Che i promotori delle dimostrazioni, per quanto ci viene da irrefragabili documenti storici dimostrato, furono il Mazzini, il Montanelli, ed il Mamiani, niuno dei quali apparteneva a Roma, nè in Roma risiedeva;

6.° Che si ebbe il tempo e il modo dagli affigliati di essere fatti consapevoli qualche giorno prima, della promulgazione dell’atto di amnistia.

7.° In fine, che la stessa prima dimostrazione sul detto atto, lungi dall’essere stata, secondo le apparenze, spontanea, era stata preventivamente organizzata per confessione di un affigliato alla Giovine Italia, come narreremo fra poco.

Diremo per tanto essere provato abbastanza, dalla voce divulgatasene precedentemente, che l’amnistia si volesse, quasi che fosse la condizione imposta per far dipendere da essa gli applausi al nuovo pontefice. Difatti sulla speranza dell’amnistia i detenuti politici in Civita Castellana festeggiarono solennemente la elezione del nuovo papa il giorno 21 giugno come abbiamo già detto.

Che Bologna e le Romagne desiderassero l’amnistia, è cosa naturalissima. Ecco come si esprime il Gualterio1

«Le Romagne furon più soddisfatte di Roma per la nomina del novello pontefice. Non appena esso fu eletto, che alle petizioni, le quali si sottoscrivevano in quelle

  1. Vedi Gualterio, Opera citata, vol. I, parte II, pag. 611.