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si può non esser colpiti dalla esiguità della somma accordata al papa, il quale è la prima dignità che sia sulla terra; e questa sorpresa deve essere tanto maggiore se si considera che nella somma dei seicento mila scudi accordatagli, oltre al mantenimento proprio e della propria corte, è compreso il trattamento o piatto cardinalizio, l’assegno per i nunzi, legati, delegati, gl’incaricati di affari presso le estere corti, le guardie nobili e le svizzere, le congregazioni ecclesiastiche, non che la manutenzione del palazzo e giardino annesso tanto al Vaticano quanto al Quirinale, del museo, della biblioteca vaticana, e di tutte le loro dipendenze.

Queste nostre osservazioni tendono a provare l’ingiustizia delle accuse di scialacquamento che si prodigano gratuitamente e con troppa leggerezza contro il governo di Roma, negli scritti soprattutto che in Francia e in Inghilterra vengono pubblicati, e ciò lo facciamo con tanto maggior fondamento, in quanto che il Santo Padre, dal 1848 in poi, ha continuato a ricevere soltanto pei titoli surriferiti la cifra di seicento mila scudi.

La promulgazione dello statuto pontificio sul quale abbiam trattenuto lungamente i nostri lettori, ebbe luogo il giorno seguente ossia il 15 di marzo, e venne solennizzata con ogni modo di dimostrazioni, perchè lo stesso giorno alle quattro pomeridiane vi fu riunione sulla piazza del Popolo, di civica, truppa di linea, aggregati ai casini o circoli, alcuni giovani della università ed altri, non escluse alcune donne; e tutti indossavan più o meno nastri, sciarpe, e coccarde tricolori, e recavan vessilli ed emblemi. Quindi, accompagnati dai concerti musicali, recaronsi processionalmente al Quirinale, ed ivi ricevettero la benedizione dal pontefice. E fu notevole come al primo apparir del medesimo, i civici sollevassero gli elmi sulla punta delle baionette. Dopo di che il festante cortèo ordinatamente ritirossi passando per le Quattro fontane e pel Corso, ove sentivansi a quando a quando alcune voci