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che gridavano viva Pio IX, e viva le costituzioni italiane dalle alpi al mare.1

L’indomani alle ore il antimeridiane si cantò il Te Deum nella chiesa di Ara-Coeli, concorrendovi il senato ed il popolo romano.2

Nelle ore pomeridiane vi fu riunione al Campidoglio d’onde partir dovevano il senato ed il Consiglio di Roma per recarsi a ringraziare il pontefice. Colà si venne pure raggranellando il cortèo, che quindi recarsi doveva nel maggior tempio della cattolicità san Pietro; nel quale cortèo vedevansi i dragoni a cavallo, poi le bandiere di Bologna e Ferrara, un concerto musicale, eposcia il cocchio del senatore, circondato dalle bandiere dei rioni: poi le carrozze dei conservatori con altre bandiere, e quindi gli officiali, superiori di tutte le armi, preceduti da uno stendardo accennante a concordia. Seguivano i cento consiglieri municipali nei cocchi rispettivi, a tutto treno di gala bandiere, stemmi, targhe, perfino quelle di Toscana e di Gavinana (ov’è la tomba del Ferruccio), e poi la civica, il corpo dei vigili, e il popolo. Lo scopo (dice una relazione stampata che abbiam sott’occhio) fu quello di ringraziare Iddio per la ottenuta costituzione, e poscia soggiunge: da qui a non molto verremo in questo stesso tempio a sciogliere un altro cantico.3

E noi risponderemo subito che colse nel segno il pronosticante, perchè circa un anno dopo (il giorno 11 febbraio 1849) in quello stesso tempio si cantò il Te Deum per la decadenza del papato dal potere, e per la proclamazione della repubblica.

Reputiamo meritevole di ricordanza il discorso di ringraziamento pronunziato dal principe Corsini al cospetto

  1. Vedi la Pallade, del marzo 1848.
  2. Vedi l’Epoca, del 17 detto — Vedi il vol. IV dei Documenti, n. 80.
  3. Vedi il Documento num. 53 nel vol. IV.