Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
168 | storia |
inviato officioso del primo ministro inglese, fece in Isvizzera la sua apparizione.
Allora sì che tutti gli uomini di retto sentire videro e con dolore che il Sonderbund il quale solo garantiva gli avanzi della indipendenza elvetica, sarebbe stato sacrificato in olocausto ai nemici della fede cattolica. Eppure, secondo il Journal des débats che al certo non era tenero pei Gesuiti, i membri che lo componevano erano tutto ciò che la Svizzera racchiudeva di spiriti moderati, liberali, tolleranti, in una parola conservatori.
Nell’ottobre del 1847 una memoria dei cattolici svizzeri fu rimessa al Santo Padre, ove si diceva: «Allora per eccitare sempre più queste masse di uomini perduti, protestanti o radicali, a proseguir l’opera d’iniquità e di oppressione, s’immaginò di gettar loro come pasto il nome dei Gesuiti, nome abborrito realmente da tutt’i nemici della Chiesa; si gridò subito e da per tutto che mai non vi sarebbe pace con i Gesuiti; che essi erano il flagello e la rovina del protestantesimo; che la loro chiamata a Lucerna aveva già costato alla Svizzera due guerre fratricide; che non si cessava, da vari anni, di interpellare ed incolpare i cantoni cattolici i quali ostinavansi a conservare questo elemento di perpetua discordia per tutta la Confederazione.
» Tuttavia, aggiungevasi, anche in mezzo allo scatenamento di tutti questi odi e di tutte queste collere, giammai non si è potuto proporre contro i Gesuiti alcuna plausibile accusa, nè pur l’ombra di un fatto colpevole o imprudente. Da una parte essi erano odiati ed attaccati da tutt’i cantoni dove non risiedevano, dall’altra erano venerati e difesi da tutt’i cantoni dove trovavansi.»
Si conchiudeva con le seguenti parole: «Tutti noi, è vero, detestiamo con tutta la nostr’anima la guerra cui la necessità ci trascina. Ma poiché abbiamo a fare con nemici con i quali la pace è impossibile, se non a spese