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vano il Sonderbund. Il Nestore coronato della rivoluzione Luigi Filippo, era in quel tempo all’apogèo della sua potenza; e lo essere scampato le tante volte al pugnale dei rivoluzionari, avevagli impresso il marchio di una provvidenziale invulnerabilità, la quale conciliava rispetto alla sua persona.

Egli divisò pertanto, assistito dal suo ministro Guizot, di occuparsi seriamente della questione svizzera, ponendo se fosse possibile un termine ad uno stato di cose che minacciava la quiete dell’Europa intiera, e quindi inviò per prima cosa in Isvizzera il signor Bois le Comte.1 La Inghilterra sola sembrò non voler secondare i desideri di Luigi Filippo, ed i cantoni cattolici si mostrarono contrari all’intervento straniero.

Disgraziatamente la questione del Sonderbund ch’era tutta politica, non si vedeva che a traverso il prisma dei Gesuiti, e pareva alle celebrità politiche che prender parte pel Sonderbund fosse la stessa cosa che prender parte pei Gesuiti. Da qui la loro freddezza di assumere risolutamente la difesa del Sonderbund, ch’era la difesa dell’ordine, della giustizia, della libertà, della indipendenza e dei trattati solenni. In somma perchè vi erano i Gesuiti di mezzo, parve che tutti si vergognassero di occuparsene.

Mentre però la Francia cercava di opporre un qualche riparo al radicalismo svizzero che tutto minacciava di sconvolgere, i rancori di lord Palmerston pei matrimoni spagnuoli manifestavansi ovunque, e trattavasi di attraversare le viste di Luigi Filippo. A tal effetto spedì il signor Peel al capo del Vorort signor Ochsenbein, porgitore di parole confortatrici e benevole. Bastò questo perchè si riaccendessero maggiormente le speranze dei radicali, e queste speranze si accrebbero ancora quando lord Minto, come

  1. Vedi Crétineau-Joly, op. cit. vol. II. pag. 233. — Vedi Gualterio, parte II. Le riforme vol. I, pag. 219 e 499.