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Perdettero gli Austriaci seicentosettantadue uomini in quella fazione, fra i quali il generale principe Thurn e Taxis, tre colonnelli e un capitano. Il rapporto del general Durando su quel fatto non si conobbe in Roma che il giorno 15.

Ma di questo avvenimento glorioso per le armi italiane, ma che riuscì fatale per la causa d’Italia, avendone parlato abbastanza la storia, ci sentiamo dispensati dal darne le particolarità che possono rinvenirsi nelle opere da noi citate a piè di pagina.1

È impossibile di descrivere lo sbigottimento e il dispiacere profondo che produsse in Roma tale inaspettato avvenimento. Inaspettato diciamo perchè la resistenza di Vicenza nel maggio teneva in liete speranze che i suoi difensori potessero durare a qualunque successivo attacco.

La morte di Del Grande sopra tutto fu sentita profondamente perchè era uomo popolare ed universalmente conosciuto ed amato.

Lo stesso Gioberti che trovavasi in Ancona quando ne giunse l’annunzio, diresse lettera di condoglianza agli Anconitani e d’incoraggiamento a non lasciarsi abbattere ma a perseverare nella concordia e nel valore.

In detta lettera2 sono notevoli le seguenti parole in coerenza sempre alle idee che aveva insinuato negli altri suoi scritti: «Difendo la monarchia legale, perchè questa forma di governo mi pare la sola atta a rendere l’Italia una, libera e potente. Difendo il trono di Carlo Alberto, perchè in lui e nella sua stirpe s’incarna il principato

  1. Vedi Storia delle guerre d’Italia dal 18 marzo 1848 al 28 agosto 1849, vol. I, pag. 101. — Vedi Memorie della guerra d’Italia degli anni 1848-1849 di un Veterano austriaco, vol. II, da pag. 43 a pag. 52.— Vedi Ranalli, vol. II, pag. 421. — Vedi Stefani, Le tre giornate di Vicenza 20, 21, 24 maggio e la sua gloriosa sventura 10 giugno 1848, nel vol. 26 Miscellanee n. 8. — Vedi il VI vol. dei Documenti della mia raccolta n. 23, 24, 25, 26, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 35 e 36.
  2. Vedila nel VI vol. Documenti, n. 11.