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Lo vollero comprometter così agli occhi dei retrivi i quali da semplicioni credevan più alle altrui grida che ai propri occhi e al proprio senno, e videro, o sembrò lor di vedere in quelle parole, una imprudente e fatale manifestasiane di desiderî incoraggiante troppo il già iniziato movimento.

Il Santo Padre fidavasi nei buoni, ma a che se non eran buoni a nulla, neppure a leggere e commentare e difendere un atto che, fra tutti quelli emanati dalla sua mente, porta forse per rettitudine e saviezza il primato? Ci rincresce il dirlo, ma mentre gli avversari mostravansi abilissimi nell’attaccare, erano i così detti buoni assai meno abili dei primi nel difendere e sostenere il governo, Convien credere che in loro e occhi e voce e mente fosser notevolmente indeboliti.

Imperocchè chiunque ben legga e consideri da cima a fondo l’atto summenzionato, null’altro vi rinverrà se non una esortazione agl’Italiani di badare ai casi loro, non temere per esso e per la integrità dei domini pontifici, desistere da ogni idea di armamenti e di guerra, confidare nella Provvidenza, è restar saldi nella fede alla cattolica religione.

E se infine implorò dalla Divinità la benedizione sull’Italia, lo fece, e opportunissimamente, perchè già la vedeva in preda a fallaci lusinghe, e già sconvolta dalla vertigine delle idee di rivolture e di guerre. Lo fece per richiamare sulla misera Italia le benedizioni dell’ordine e della pace, ma in aperta opposizione al significato che da entrambi i partiti dar si voleva a quelle memorabili parole. E fuvvi al certo molta perfidia falsando lo spirito di quell’atto, e rappresentandolo siccome eccitante e provocante e bellicoso, mentre null’altro spirava che pace, mansuetudine, ordine, e confidenza nella protezione del cielo, più assai dei mezzi umani efficace e potente.

E fece ben vedere la rivoluzione che teneva in conto di bamboli i Romani, facendo ristampare il dì seguente quell’atto, nello stesso formato in foglio, e col ritratto del